Selezione amatoriale del cane da pastore dell'Asia Centrale dal 2001 riconosciuta da
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Cani da gregge del Tagikistan di Alihon e Latif Latifi

Il cane è stato creato, o Zarathustra, da me, Ahura Mazda,
Vestito con propri abiti, calzato con proprie scarpe,
Sempre vigile, con denti affilati,
Nutrito con la porzione uguale all'uomo per difendere il mondo.
Così io, Ahura Mazda,
ho prescelto il cane per fare custode
Contro la tribù Turan, fintanto che esisterà la roccaforte
Della verità, fintanto che esisterà il mondo.
Avesta. Videvdat Fragard 13. Cane. Versetto 39.

Il cane da gregge nomade del Tagikistan è una popolazione a se, ma non chiusa e facente parte dei cani da pastore dell'Asia Centrale (gli spostamenti dei greggi dal Tagikistan, all'Uzbekistan e Turkmenistan sono cessati solo da poco, da quando queste repubbliche si sono staccate dall'Unione Sovietica). Questi cani si caratterizzano con grandi dimensioni (62-75 cm al garrese), con carattere forte e aggressivo, con ottime doti di guardia; essi sono intransigenti nella difesa della proprietà e del gregge da ladri e predatori. E' tipico per loro ambientarsi in tutte le situazioni, sopportare la fame per diversi giorni senza perdere le qualità lavorative, e mantenere la capacità di nutrirsi da soli (n.d.r. a differenza di cani di moderna cinofilia, asia nativi conservano predazione completa, come animali selvatici). Si possono incontrare in alta montagna, dove regna il freddo quasi artico, e nei deserti bruciati dal sole cocente.

Cenni storici

Senza dubbio la storia dei cani da gregge è strettamente legata a quella dell'addomesticamento delle capre e pecore.

Dalla letteratura scientifica: "La Domesticazione delle pecore è avvenuta in tre centri: europeo, mediorientale e dell'Asia Centrale. A quanto pare, per prima è stata addomesticata la pecora selvatica locale - muflone asiatico (Ovis ammon orientalis) - circa 9000 anni a.C. nell'Asia Occidentale dove vive fino ad oggi; è caratterizzata da dimensioni medie, colore del mantello più o meno omogeneo, con la presenza nei maschi di pelo lungo tipo barba anche sul collo.
Ci sono molte prove che le pecore, derivate dal muflone asiatico, si sono introdotte nell'Europa Occidentale già nel neolitico. Reperti dell'epoca: resti di cibo cucinato trovati in Danimarca e nelle palafitte svizzere, dimostrano che la pecora neolitica ivi vivente era molto simile alle pecore dell'Asia Occidentale. Ben più tardi, circa 4000 anni fa in Europa è stato addomesticato il muflone europeo, che allo stato brado ancora oggi si trova in Corsica e in Sardegna ed è caratterizzato da ridotte dimensioni, mantello con tanto colore nero ed è privo di pelo lungo sul collo. Probabilmente i suoi discendenti si sono mescolati con la pecora neolitica e questo incrocio ha colonizzato la maggior parte dell'Europa. Infine nel terzo centro, nell'Asia Centrale, è stata addomesticata la pecora selvatica asiatica, la più grande e con le corna più lunghe e più pesanti tra le specie selvatiche - argali (Ovis ammon Linnaeus).
Il cane era già addomesticato: veniva utilizzato per la caccia e per la guardia della casa, quindi la difesa delle pecore è stata un ovvio ampliamento della sua attività. Nel tempo si sono specializzati cani nel lavoro di custodia dei greggi.
Con l'espansione della pastorizia si espandeva anche il cane da gregge.
Nell'Avesta, il libro sacro dei popoli iraniani, datato a metà del secondo millennio a.C., viene citato il cane come guardiano della casa e del gregge, con il diritto ad una porzione di cibo pari a quella dell'uomo adulto. Il Cane era custode del focolare, guerriero, protettore dei greggi e dei beni. La dottoressa in scienze dell'Istituto di Storia dell'Accademia delle Scienze del Tagikistan Nargis Khodjaeva ci ha raccontato un fatto interessante: "Dai tempi di Avesta nei territori dove abitavano popolazioni iraniane (sciiti, sogdiani, khorezmiani, bactriani, kushants, curdi, alani e altri) vi erano famiglie speciali che possedevano cani sacri. Questi cani venivano utilizzati nei i funerali durante i rituali di Zarathrustra. Il loro compito era ripulire le ossa dei morti, che successivamente venivano raccolte in speciali contenitori- ossari. In uno dei libri di Avesta (Vedevdat), nel versetto dedicato al cane si dice: "45. Mangia come un sacerdote, di poche pretese come un sacerdote, semplice come un sacerdote, si accontenta di poco come un sacerdote. In questo è come un sacerdote. Sta avanti come un guerriero, combatterà per il gregge come guerriero, è davanti e dietro alla casa come un guerriero. In questo è come un guerriero. 46. E' in allerta come un pastore, è davanti e dietro alla casa come un pastore. In questo è come un pastore."
Negli antichi petroglifi in tutto il Tagikistan si trovano immagini di cani, eterni compagni dell'uomo.
Ma non perdiamo tempo con la storia lontana, perché il nostro interesse si concentra sul cane da gregge nativo dell'Asia Centrale, in particolare quello del Tagikistan. Ci siamo concentrati sul cane tagiko, perché anche se abbiamo incontrato questo cane in Kirghizistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Afganistan e in Iran, non abbiamo informazioni relative all'odierno stato della razza in quei paesi. Invece in Tagikistan, sia noi sia i nostri colleghi, abbiamo fatto un enorme lavoro di raccolta di materiali sull'attuale situazione di questa razza. In questo momento nessun altro paese dell'Asia Centrale può dimostrare materiale di simile valore per completezza e qualità. Bisogna rendere omaggio ai colleghi degli altri Paesi che stanno svolgendo un lavoro simile al nostro; questo in futuro permetterà di fare un quadro complessivo della condizione attuale del cane nativo in tutta l'area della sua esistenza.
La teoria del cane da gregge dell'Asia Centrale derivato dal Mastino del Tibet. Le pecore sono state addomesticate a ovest del Tibet, mentre secondo questa teoria, il cane sarebbe stato addomesticato nel Tibet, ovvero più a est; la domanda che sorge spontanea è: "Si sono incontrati spostandosi l'uno verso l'altro, consapevoli di dover collaborare per la comune sopravvivenza?". Secondo noi è avvenuto in modo ben più facile, e il Mastino del Tibet non è un progenitore, ma è il più lontano discendente dei cani da gregge dell'Asia Centrale. Certamente questo quesito sta ancora aspettando risposte, ma la nostra ipotesi appare più logica.
Circa 4000 anni fa da un vasto gruppo di cani da gregge si differenziarono sottogruppi relativi ad ambiti specifici. A prova di questo possiamo dimostrare le sculture in terracotta trovate a Altyn-Depe che rappresentano cani uguali a quelli conosciuti come Pastore dell'Asia centrale, a tutt'oggi presenti in questo territorio.
Bisogna ricordare che nella regione dell'Asia Centrale esistevano solo due "razze" di cani: il cane da gregge e il levriero da caccia (in più forme). Tra i tagiki e gli altri popoli di lingua persiana la prima era conosciuta come saghi chuponi oppure saghi dahmarda, la seconda come saghi tozi/tazi (cane arabo), che indica la sua introduzione nell'Asia Centrale insieme agli arabi. Ci risulta necessario chiarire che il levriero in Asia Centrale era conosciuto prima della conquista araba, come confermato dal ritrovamento della mummia di levriero nel sito Hisorak e dagli affreschi di Penjikent, raffiguranti la caccia con i cani nel 7° secolo (rapporto di Paul Lurie a Parigi nel 2013). Il nome tozi/tazi è rimasto perché gli arabi hanno portato con se i levrieri con le orecchie cadenti tipo saluki, mentre quello autoctono le aveva piegate, a rosa. Quest'ultimo vive ancora oggi in Afganistan ed è chiamano "luchak" (nudo) a causa del pelo molto corto.

La mummia del levriero e affreschi di Sogdian

Levriero "Luchak"

L'annessione di diverse zone dell'Asia Centrale all'Unione Sovietica ha provocato l'arrivo anche di cani europei, che venivano chiamati saghi urusi (cane russo, indipendentemente dalla razza, ma anche meticci). I Saghi chuponi (i cani dei pastori) hanno iniziato ad essere chiamati saghi tagiki (cane tragico), in quelle zone dove la maggioranza della popolazione era composta da Tagiki (anche oggi vivono in consistenti gruppi in diversi Stati), e indipendentemente dalla nazionalità dei pastori nomadi.
I Saghi chuponi venivano usati non solo per la guardia alle pecore, ma anche per la custodia delle aie, delle case e dei frutteti; accompagnavano le carovane e svolgevano ogni tipo di lavoro dove serviva un cane aggressivo di grossa mole.

E interessante notare che durante la transumanza i cani marciano pacifici, accompagnando i greggi attraverso aree popolate, quasi senza iniziare le contese con i cani di quei posti, e non mostrano aggressività verso le persone. E' possibile avvicinarli, ma se percepiscono una minaccia, esibiranno un attacco dimostrativo. Tuttavia, nella maggioranza dei casi, è stato possibile avvicinarli, dopo aver dato loro da mangiare; col permesso del pastore nomade, è stato possibile anche misurarli.
Era sufficiente che il gregge si fermasse e il pastore battesse il primo palo per la tenda per far sì che i cani considerassero come proprio "tutto il terreno circostante che serviva": questo momento in poi, se ci si avvicina, solo i pastori potranno salvarvi dai morsi. I Cani da gregge sanno bene fin dove arriva il "loro territorio"; se si avvicina un forestiero, un'auto o un pedone, con un abbaio di avvertimento arrivano fino all'intruso, che può ritirarsi altrimenti rischia gravi danni o anche la vita.

Dopo la Rivoluzione d'Ottobre, quando quasi tutti i territori adibiti a pascoli furono sottoposti alla collettivizzazione, la rapida industrializzazione della regione e il conseguente afflusso di un elevato numero di persone europee dell'URSS che portava con sé i propri cani, hanno inferto al cane da gregge autoctono il primo e molto doloroso colpo. Il numero di saghi chuponi si è drasticamente ridotto, mentre la propagazione di malattie dei cani europei, sconosciute in Asia Centrale, ha inflitto il secondo colpo, tant'è vero che in alcune zone il cane autoctono è quasi scomparso. Il saghi tozi/tazi, per esempio, è estinto nell'odierno Tagikistan!

Il governo sovietico cercava di lavorare con i saghi chuponi, creando i sredneaziatskaja ovcharka - pastore dell'Asia Centrale, ma questi sforzi erano piuttosto lenti e non hanno migliorato la situazione. Nello stesso periodo una parte dei cani è stata trasferita in allevamenti professionali, dai quali la razza ha iniziato a diffondersi al di fuori del suo naturale habitat.

Situazione attuale della popolazione

Abbiamo iniziato ad interessarci ai saghi chuponi circa dal 1974. Il lavoro di nostro padre era legato alle trasferte negli angoli più remoti del Tagikistan. Quando era possibile, ci portava con sé. Così siamo finiti dai pastori nei pascoli invernali, abitavamo con loro, e con i loro figli accudivamo alle pecore. Eravamo sempre accompagnati dai cani, gli stessi e con le stesse caratteristiche di quelli che ci descriveva la nostra nonna paterna a suo tempo. Lei apparteneva ad una famiglia di pastori nomadi, avevano tantissime pecore e con loro anche molti cani. Ad alcuni di questi cani la nostra nonna ha dedicato storie individuali.

Dopo il crollo dell'Unione Sovietica e durante la guerra civile in Tagikistan, la situazione dei saghi chuponi si può descrivere come catastrofica. Subito dopo la guerra e grazie alla firma di accordi di pace, molti esuli hanno fatto ritorno in Tagikistan, ed è iniziato il processo di ricostruzione pacifica. Lo sviluppo del bestiame ha così ricevuto un nuovo impulso, sono apparsi diversi greggi di proprietà privata (oggi quasi tutti i greggi sono dei privati - sotto l'Unione Sovietica tutto era statale), per i quali naturalmente servivano i cani. C'è un proverbio: "all'inizio il cane, poi il cane, dopo il cane e finalmente il pastore".

Dal 2005 abbiamo iniziato a studiare le condizioni dei saghi chuponi in Tagikistan

La prima spedizione era spontanea. Dalla Lituania è arrivato Arunas Derus alla fine del 2005. Lui, con il nostro sostegno, è andato verso i pascoli invernali, facendo circa duemila chilometri, ha girato tre ore di video. Dopo questa spedizione abbiamo cambiato la nostra idea sullo stato dei cani da gregge, perché la situazione si è rivelata di gran lunga migliore di quello che pensavamo, così abbiamo iniziato ad organizzare le spedizioni regolari con cadenza annuale, cercando di invitare partecipanti da sempre nuovi Paesi. Sono venuti da noi Igor Semenov, Yuryj Gorelov, Andrey Poyarkov, Luiza Mamaeva, Julia Eremovich dalla Russia, dalla Ucraina Aljona Polshina e Andrey Korzh, dall'Italia Luiza Conti e Edoardo Silvotti. Ora facciamo viaggi due volte all'anno, in primavera e in autunno. Cerchiamo di far coincidere questi viaggi con i parti delle pecore e con le transumanze, perché sono i momenti più interessanti per l'osservazione sia delle pecore che dei cani. Durante le transumanze possiamo vedere più greggi e più cani in un giorno, invece di andare in giro a cercarli nei pascoli. Fotografiamo e raccogliamo materiale video. Abbiamo intenzione di utilizzare i video di Arunas Derus (Lituania), Andrey Korzh (Ucraina) e nostri per creare un film sui cani da gregge tagiki. Ci sono anche meravigliosi video di Igor Semenov (Russia).
Negli ultimi due anni Andrey Poyarkov ha iniziato la raccolta di campioni del DNA, che per ora sono fermi in laboratorio (ci vogliono enormi fondi per iniziare l'analisi). Abbiamo anche effettuato le misurazioni dei cani e una parte di questo materiale è stato presentato alla Prima Conferenza Internazionale sul cane nativo nel mondo a Alma-aty. All'inizio abbiamo pure pensato di fare lo standard del cane da gregge, ma ormai non ha più senso, chi e dove seguirà questo standard? Riteniamo che sia sufficiente limitarci ad una corretta descrizione e fissare quello che esiste qui e ora.

Secondo i nostri calcoli oggi nei greggi si trovano dai 15.000 ai 20.000 saghi chuponi, una parte dei quali vive nei kishlak, che in un modo o nell'altro sono legati alla pastorizia. Nelle regioni a vocazione agricola, invece, i saghi chuponi si trovano solo sporadicamente.

Si sente spesso che nei tempi remoti i cani nei greggi erano più grandi e più robusti degli attuali. Ma i materiali raccolti dagli anni 30 agli anni 50 del secolo scorso da Mazover, Pilshchikov, Labunskij ci convincono che i cani non sono cambiati. Certo che si poteva incontrare cani più grandi, si trovano anche oggi, ma questo non vuol dire che tutta la popolazione fosse così.

La vita del cane da gregge corrisponde praticamente in tutto alla vita del lupo.

Vita e lavoro

Il lavoro del cane da gregge è complesso e variegato. Ad un'analisi superficiale sembra che debba solo custodire il gregge, e in linea di principio è così, visto che i saghi chuponi non lavorano le pecore, anche se alcuni elementi della conduzione sono presenti. Per lavorare in gregge serve un branco di cani.

E' proprio il branco che fa di un cucciolo un vero cane da gregge. All'inizio la madre, poi gli altri membri del branco e con l'ausilio del pastore, giorno dopo giorno, dalla materia prima, ovvero dal cucciolo, tirano fuori il ferro, poi l'acciaio, e da quell'acciaio una lama di Damasco! Un cucciolo cresciuto fuori dal gregge non dispone delle qualità necessarie alla vita nel gregge. Non è in grado di sopportare una fame prolungata, di reggere carichi di lavoro enormi, di tollerare caldo e freddo, ovvero di procurarsi da solo da mangiare, nonché di affrontare i predatori. I cani cresciuti fuori dal gregge difficilmente o praticamente mai sono in grado di intraprendere la vita nel gregge. Inoltre, i cani cresciuti nel gregge, ma portati via per alcuni anni in città (nel giardino e nei combattimenti) non possono più essere reinseriti.

La struttura del branco dei cani nel gregge è simile a quella del branco dei lupi: un Maschio capobranco, una femmina, due-tre maschi di età diversa, giovani e cuccioli. I maschi sottomessi sfidano il capobranco, cercando di salire di posizione. Questi scontri aumentano l'abilità combattiva dei giovani e anche la loro posizione gerarchica. Un cane che non ha affrontato un lupo o un orso, indipendentemente dal suo ruolo nel branco, viene letteralmente eliminato dal pastore o semplicemente allontanato/ceduto in città. Il pastore per difendere il gregge deve poter contare sui propri cani e non ha bisogno di guardiani inaffidabili.

Di casi dove un cane ha realmente preso un lupo o lo ha tenuto fino all'arrivo del pastore, ne conosciamo alcuni e non sempre si è trattato di un capobranco. Di femmine che sono riuscite a tenere testa al lupo non abbiamo notizia. Spesso le femmine prendono lo sciacallo o la volpe; quest'ultima può fare grossi danni durante i parti del bestiame. Abbiamo invece notizia di casi in cui un branco ha ucciso un orso giovane, però il lavoro di questi cani consiste in via prioritaria nel dissuadere il predatore dall'entrare nello scontro fisico.

I combattimenti per una femmina in calore sono accadimenti normali nel branco. Un combattimento del genere può cessare, quando le forze sono pari. Di norma, i pastori non si intromettono in queste battaglie, a meno che non diventino troppo sanguinose.

Scontri tra cani di branchi diversi avvengono secondo i seguenti schemi:
a. i greggi si avvicinano perché le loro strade si incrociano e i cani fanno da avanguardia; in prima linea si trovano i giovani che abbaiano agli avversari. I capibranco possono anche non avvicinarsi, ma far sentire da lontano le poprie vocalizzazioni. Se i greggi proseguono per le rispettive strade, i cani si limitano solo alla dimostrazione di forza. Tuttavia, non di rado capita che qualche giovane o la femmina non reggono la pressione e caricano i cani dell'altro gregge. A quel punto partono tutti nella rissa, i pastori non si immischiano, in quanto il tutto dura poco;

b. i greggi si avvicinano, ma in avanti si portano i capibranco, mordendo i loro sottomessi se questi tentano di superarli; prosegue la dimostrazione di forze e i branchi si allontanano senza rissa;

c. uguale come nel punto b, ma i capobranco entrano in scontro. Ovviamente partono anche tutti gli altri membri.

d. risse per una femmina in calore: un maschio non dominante attacca il capobranco, sentendosi un eroe. Può capitare che arrivi un maschio estraneo; in questo caso tutti i maschi del branco lo caricano ed è per questa ragione che nel periodo dei calori molti sono feriti. Abbiamo le foto di un attacco contro un maschio che era agganciato alla femmina.

Le risse mortali capitano, ma sono rare.
Solo pochi diventano capobranco, e non perché è difficile, ma perché è dura sopravvivere; secondo i nostri calcoli il 70% dei cuccioli che il pastore lascia alla femmina (di solito 2 o 3) muore entro il primo anno di età e di questi, pochi arrivano a compiere 5-6 anni, mentre rari sono gli esemplari che arrivano a compiere10 anni. Nonostante questo ci sono cani di 12-14 anni che ancora lavorano nei greggi.
Capita anche che qualche cane venga allontanato dal gregge; ciò avviene di solito quando un maschio giovane insistentemente attacca il suo capobranco, il quale inizia a pressarlo in modo deciso. Può capitare anche che il cane rimanga indietro e si perda. I pastori cercano di evitare queste situazioni, però capitano. Questi cani che si perdono non diventano cani randagi, perché si fanno accettare in un altro gregge, oppure in una casa nel kishlak.
Il compito principale dei saghi chuponi è quello di difendere le pecore dai predatori e dai ladri. I lupi vivono nelle vicinanze e con i cani si riconoscono a vicenda.
Di solito i lupi seguono i greggi cercando di rompere la difesa; se cani rispondono bene, essi si ritirano e cercano un altro gregge. Le perdite causate dagli attacchi dei lupi sono molto contenute, perché i cani sono efficaci nel loro lavoro.
Nei pascoli estivi in Tagikistan il nemico principale è l'orso. Abbiamo incontrato decine di cani feriti dall'orso, mutilati: nasi strappati, parti della mandibola asportate, costole e zampe fratturate, bulbi oculari asportati dalle zampate. Del lupo avevano al massimo qualche taglio cicatrizzato sulla pelle.

Ciclo vitale

Alla fine dell'inverno o nei primi giorni di primavera la femmina scava una buca nel terreno oppure dentro alla paglia ricoverata sui pascoli, lì partorisce cuccioli. Di solito succede in concomitanza con i parti delle pecore, così per avere sufficiente cibo per allattare, grazie alle placente e agli agnelli morti. I pastori eliminano la maggioranza della cucciolata, lasciando 2 o 3 soggetti, ai quali poco dopo la nascita tagliano code e orecchie, dopodiché non se ne interessano più.
I cuccioli uscendo dalla buca conoscono gli altri membri del branco e l'ambiente circostante.

Al termine dei parti degli ovini coincide lo scioglimento della neve sulle montagne, e i greggi iniziano la loro transumanza. Questo è il periodo più difficile nella vita dei cuccioli, perché non tutti sono in grado di seguire il gregge per 20-30 km al giorno. Alcuni tardano e si perdono, altri muoiono per mancanza di cibo o sotto le ruote delle macchine o annegando attraversando fiumi. Capita che i cuccioli troppo piccoli vengano trasportati sugli asini o nelle autovetture. Nei pascoli estivi i pastori interrompono qualsiasi somministrazione di cibo ai cani, che anche in quelli invernali è molto scarso. Per vivere, i cani cacciano marmotte e altri roditori. Spesso in branco attaccano cinghiali giovani e saltuariamente anche quelli adulti. Succede anche che cinghiali uccidano cani giovani che non riescono a evitare le loro zanne. Nei primi tempi è la madre a portare da mangiare ai cuccioli, ma piano piano anche loro iniziano a cacciare. In tutto il periodo però i cani non si dimenticano di fare la guardia al gregge, con coraggio respingono i predatori e riportano nel gregge le pecore perse.
Con l'avvento dell'autunno i greggi iniziano la discesa verso i pascoli invernali e con loro, i cuccioli sopravvissuti che a questo punto hanno già conquistato un posto nel branco e hanno iniziato a lavorare…

Le prospettive della preservazione della razza in futuro

Abbiamo accennato prima che nel periodo dell'Unione Sovietica parte dei soggetti di saghi chuponi o come li chiamano ufficialmente di cane da pastore dell'Asia Centrale è stata portata negli allevamenti.
La razza è divenuta di moda in Russia e in Ucraina grazie alle eccellenti doti di guardiano e alla capacità di adattamento alle più svariate condizioni ambientali e alimentari.
Però in tutto questo c'è un grosso NO!

Lo standard steso da Mazover era basato sui cani del Turkmenistan, chiamati da lui "i migliori". In cosa erano migliori degli stessi cani di Uzbekistan, Tagikistan o Kirghizistan, questo grande segreto l'autore dello standard se lo è portato con sé nella tomba. Comunque lo standard descriveva correttamente il cane da gregge nelle sue varianti; l'altezza al garrese per i maschi era compresa tra 63 e 75 cm, però nello stesso tempo conteneva la precisazione: "è desiderabile una taglia grande, ma l'insieme deve restare proporzionato". Tuttavia questo "desiderabile" non è mai stato spiegato; si è però sostenuto che un cane più grande potesse meglio affrontare il lupo. E' così iniziata la corsa verso l'aumento delle dimensioni, ma delle proporzioni nessuno ha tenuto conto. Altro aspetto negativo dell'allevamento era l'interesse per i combattimenti. In questi allevamenti si è iniziato a selezionare non solo i cani più grandi e più pesanti, ma quelli più aggressivi verso gli altri cani. Per vincere andava bene ogni mezzo, anche un incrocio con altre razze.
Oggi la maggioranza dei cani in Tagikistan non rientra nel nuovo standard, adottato in Russia. In pratica sono una razza diversa. L'esistenza di questa razza negli allevamenti in Russia e in altri paesi non ha nulla in comune con i cani da gregge in Tagikistan.

Oggi, la pastorizia nomade in tagikistan vive la sua rinascita; è rimasta la tradizione di gestire il gregge e di avere cani da gregge, nonostante le gravi perdite della fine del XX secolo. Sono sopravvissute le dinastie dei pastori nomadi che hanno salvato le linee di sangue selezionate durante svariati decenni. Ci sono cani che continuano il lavoro che i loro antenati hanno iniziato migliaia di anni fa. Per cui il futuro di saghi chuponi, pur non essendo del tutto sereno, ci lascia ben sperare. Finché ci sarà il gregge e il suo pastore, col sistema della pastorizia nomade, ci sarà il cane per fargli la guardia.

13-03-2016, fonte: articolo originale in russo